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Il Conte Ruggero, il cammello e Panebianco

Da artista colto qual era, Michele Panebianco conobbe bene la storia della sua città e la tradizione secondo la quale il conte Ruggero entrò a Messina a dorso di un cammello. Quando nel 1842 disegnò questa scena (trasparente per la festa dell’Assunta ), pose però al centro della composizione il Normanno in groppa a un destriero e, in posizione defilata, tra le ultime figure del disegno, la sagoma di un cammello, segno che l’artista volle comunque rispettare la tradizione popolare.

Tramite il disegno di Panebianco, il cammello rimase nella tradizione iconografica che commemorava l’entrata gloriosa del Normanno in città.

Ma il cammello un tempo a Messina era anche una macchina scenica – a forma di quell’ animale e coperta dalla sua pelle – che ogni 12 agosto, in occasione della Festa dell’Assunta, faceva corteo con i Giganti e la Vara. Portato a spalla da due uomini nascosti, il finto cammello era un predatore che assaliva i passanti con modi aggressivi, tra gli schiamazzi della gente. Tutto attorno a lui camminavano persone, vestite in modo strano, che imitava i saraceni nelle fogge d’abbigliamento e nei balli. Il finto cammello – che forse alludeva alle imposte riscosse al tempo della dominazione araba (che si portavano via a dorso di cammello) – fu visto per l’ultima volta a Messina nell’agosto 1842, cioè nello stesso anno in cui vi furono i grandi festeggiamenti, a cui assistette anche il re Ferdinando II.

Sparito dal corteo della festa dell’Assunta, il finto cammello fu distrutto, a quanto pare, nel 1850. Se ne serba memoria tramite gli studi di Giuseppe Pitrè, che lo mise in collegamento con la festa di San Rocco a Butera. Ancora oggi, “U Camiddu” si può vedere a Casalvecchio Siculo per la festa di del santo protettore, Onofrio, che si celebra ogni settembre. Cammelli compaiono anche in altre feste popolari ed è difficile decifrarne origine e significato.

I taccuini con i bozzetti di Michele Panebianco serbano molteplici figure di cammelli. I disegni preparatori sono una miniera per chi voglia conoscere, oltre alla produzione e al mondo interiore dell’artista, anche le tracce della storia civica, documentata dai disegni del celebre pittore.

Il corpus delle opere , sinora custoditi in collezione privata, presto sarà reso noto dal Centro Studi Michele Panebianco, che ha dato incarico di studiare la figura e l’opera del grande artista accademico nel contesto della sua epoca.
Il Centro è dotato di 1200 opere inedite messe a disposizione dal collezionista .

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